Napoleone all’Elba

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Il 4 maggio del 1814, duecento anni fa, Napoleone Bonaparte scese dalla fregata inglese Indomable e sbarcò sull’Isola d’Elba, a largo della Toscana. Poche settimane prima, Napoleone aveva abdicato dal trono di Imperatore dei francesi in seguito al trattato di Fointainbleau, firmato dalle potenze che lo avevano sconfitto nella battaglia di Lipsia, ed era stato esiliato proprio all’Elba. Domenica 4 maggio i comuni dell’Isola d’Elba, insieme alla regione Toscana, hanno organizzato una serie di eventi, tra cui una ricostruzione in costume, per ricordare lo sbarco di Napoleone.

L’esilio

Con la fine della campagna di Russia nel 1812, la fortuna di Napoleone Bonaparte sembrava terminata. Per quasi quindici anni, prima come generale, poi come console e infine come imperatore dei francesi, Napoleone aveva combattuto per tutta Europa, sconfitto le più grandi potenze dell’epoca e sistemato parenti e amici sui troni dei paesi conquistati. Nel 1812 aveva tentato e fallito l’impresa più grande della sua carriera: la conquista della Russia.

La distruzione dell’enorme esercito che era riuscito a mettere in piedi aveva portato alla nascita della Sesta Coalizione (sesta perché i vari paesi europei si erano già alleati per cinque volte nel tentativo infruttuoso di fermarlo). Questa volta dell’alleanza faceva parte quasi tutta l’Europa: Russia, Prussia, Austria, Regno Unito, vari stati tedeschi e persino la Svezia, sul cui trono Napoleone appena pochi anni prima aveva sistemato il suo amico maresciallo Jean Bernadotte.

Nonostante la sconfitta di Russia, Napoleone riuscì a mettere insieme un nuovo esercito e per quasi tutto il 1813 riuscì a tenere testa agli enormi eserciti degli alleati. Il 20 ottobre, però, venne sconfitto in un’altra gigantesca battaglia, quella di Lipsia. Grazie al rallentamento delle operazioni militari dell’inverno e ad alcune azioni di retroguardia, Napoleone riuscì a ritardare la sconfitta definitiva fino alla primavera successiva (in questo periodo non riuscì mai a schierare più di 70 mila uomini in totale, contro l’oltre mezzo milione degli alleati).

All’inizio del marzo 1814 gli eserciti degli alleati stavano entrando in Franca da ogni frontiera. Alla fine del mese entrarono a Parigi dove il senato francese proclamò deposto Napoleone. Pochi giorni dopo, lo stesso Napoleone accettò di firmare la sua abdicazione dal trono e venne sostituito dal legittimo re di Francia, Luigi XVIII, fratello dell’altro Luigi, quello ghigliottinato durante la rivoluzione francese. In cambio gli alleati gli permisero di conservare il titolo di imperatore e gli concessero la sovranità sull’Isola d’Elba, il diritto ad occupare la stessa isola e di portare con sé 400 soldati.

L’Elba

Lo sbarcò avvenne il giorno dopo, il 4 maggio, e quasi immediatamente Napoleone si diede da fare con la sua consueta energia per stravolgere e cercare di migliorare la vita dell’isola. Dopo una serie di donazioni ai più poveri – com’era costume tra i principi dell’epoca – diede immediatamente ordine di iniziare una serie di lavori in tutta l’Elba. Le strade di Portoferraio vennero allargate, mentre altre strade vennero costruite per collegare varie parti dell’isola e nuove miniere di ferro vennero aperte a Rio nell’Elba.

Napoleone viveva nella Palazzina dei Mulini, un edificio costruito nella parte alta di Portoferraio, tra due forti (l’edificio si può visitare ancora oggi), e nella villa di San Martino, nell’entroterra. Il bilancio che aveva a disposizione era estremamente risicato e anche le sue residenze erano piuttosto spartane. Nelle disposizioni e nelle lettere dell’epoca si può ancora leggere l’estrema attenzione che Napoleone mantenne per fare economia. Scrisse diverse volte alla moglie, Maria Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore d’Austria, per dirle di raggiungerlo con il loro figlio, ma lei non arrivò mai all’Elba. Lo andò a trovare invece la sua storica amante, Maria Walewska, che Napoleoneincontrò di nascosto prima di rimandarla in Francia.

I cento giorni

A Fointanbleau i delegati del Regno Unito si erano rifiutati di firmare il trattato di pace. Tra i punti dell’accordo c’era il riconoscimento del titolo di imperatore a Napoleone, una cosa che gli inglesi rifiutavano categoricamente di accettare (nei documenti ufficiali il governo inglese dell’epoca non utilizzò mai il termine “Napoleone”, ma continuò a riferirsi a lui come “generale Bonaparte”). L’altro motivo per cui gli inglesi non volevano firmare il trattato era che non credevano che Napoleone sarebbe stato in grado di rispettarlo. Luigi XVIII non era particolarmente amato né dal popolo né dall’esercito francese, mentre l’isola d’Elba era molto vicina alle coste francesi: non sarebbe stato troppo difficile per Napoleone cercare di organizzare un colpo di stato.

La storia dimostrò che i timori degli inglesi non erano del tutto infondati. Napoleone non riuscì a restare all’Elba che pochi mesi prima di cominciare a complottare il suo ritorno. Numerosi tra i suoi ex-ufficiali andarono a trovarlo o gli scrissero lettere implorandolo di ritornare per guidare nuovamente la Francia. Meno di dieci mesi dopo essere arrivato all’Elba, Napoleone aveva preparato tutto per il suo ritorno in Francia. Il 26 febbraio partì in segreto da Portoferraio e sbarcò in territorio francese dove venne accolto in lacrime dai soldati inviati ad arrestarlo. Il suo ritorno sulla scena internazionale sarebbe durato cento giorni soltanto e sarebbe terminato, e questa volta per sempre, il 18 giugno del 1815, sul campo di battaglia di Waterloo.

 

 

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