
Le maschere veneziane e la loro storia
Nella cultura veneziana la “maschera” indica mascherarsi con barba e baffi finti. Con il termine “maschera”, però, si intendeva anche riferirsi ai travestimenti di genere, ovvero alle donne che si travestivano da uomini e viceversa. La maschera divenne simbolo rappresentativo della libertà e della trasgressione delle regole sociali dell’epoca, vigenti nella Repubblica Serenissima a Venezia.
La maschera esprimeva diversi significati: come simbolo della voglia di abbandonarsi al gioco, allo scherzo e all’illusione di indossare i panni di qualcun altro, veniva usata in occasione di feste e per trasgredire, per ribadire la voglia di libertà e di “immoralità”. Anche oggi quando ci travestiamo, in realtà vogliamo divertirci ed essere spensierati.
Accanto alle maschere tradizionali veneziane vi sono anche quelle della Commedia dell’Arte, divenute famose grazie alla loro diffusione in teatro, nelle commedie di Carlo Goldoni.
Ecco degli esempi di maschere veneziane.
La storia della maschera veneziana
L’uso della maschera da parte di Veneziani e dei turisti durante il periodo del Carnevale fece aumenatare la domanda contribuendo all’evoluzione della figura degli artigiani della maschera.
La produzione di maschere crebbe e nel 1773 erano 12 le botteghe di maschere a Venezia.
Le maschere erano fatte di cartapesta e venivano prodotti diversi modelli in diversi colori e decorati con gemme, tessuti e nastri. Nel 1600 l’uso della maschera divenne così frequente che il governo della Serenissima dovette promulgare delle leggi per limitarne l’uso alle sole cerimonie ufficiali e feste pubbliche. Una serie di decreti del Consiglio dei Dieci limitarono l’uso della maschera alla sola occasione del Carnevale e alle feste ufficiali.
Considerata anche l’abitudine di molti nobili Veneziani che erano soliti giocare d’azzardo mascherati per non essere riconosciuti dai creditori, nel 1703 vengono proibite per tutto l’anno le maschere nelle case da gioco veneziane.
Nel 1776, una nuova legge, atta a proteggere l’ “onore di famiglia”, proibiva alle donne di recarsi a teatro senza una maschera, la “bauta”, o il “volto” e il “tabarro”.
Dopo la caduta della Repubblica, il Governo Austriaco non permise più l’uso delle maschere, che fu limitato alle feste private o a situazioni elitarie. Con l’inizio della dominazione austriaca il Carnevale di Venezia attraversò una fase di decadenza. Solo durante il secondo governo austriaco fu nuovamente possibile e lecito utilizzare le maschere durante il Carnevale.